Come tutti sapete, all’interno del ciclo embrionale un organismo ripercorre gli stadi della sua evoluzione filetica e anche il criceto beige conferma questa consuetudine biologica.
Il modo in cui il marsupiale organizza ossa, muscoli e tessuti durante il salto juvenile ricorda l’antico modo di deambulare proprio dei criceti beige del Siluriano.
In un epoca in cui tutti andavano come siluri, non era infatti facile per un criceto beige stare al passo coi tempi e la rototraslazione venne evoluzionisticamente selezionata come metodo principe di spostamento competitivo (un po’ come il fosbury nel salto in alto, la rototraslazione fu una rivoluzione tale che portò alcuni criceti a vincere alcune edizioni delle olimpiadi). Fu tale il successo olimpico dei criceti beige che il grande campione Devon Hill diede il nome alla successiva era (il Devoniano).
Passarono i millenni e le cose cambiarono… gli animali non potevano infatti sopportare l’egemonia olimpica dei roditori sbiaditi e iniziarono a comportarsi malissimo. La Befana, dunque, al posto dei dolci portò carbone a tutti e il periodo prese il nome di Carbonifero, periodo nel quale fu la Befana stessa a portare a casa il maggior numero di medaglie con la sua scopa a carbone.
Verso la fine dell’era Paleozoica i criceti beige diedero origine ad un nuovo stadio evolutivo per poter competere con la Befana: la rototraslazione singola venne sostituita dalla rototraslazione in coppia che consentì di aumentare la velocità del sistema grazie a dei processi di induzione elettrostatica e alla conseguente interazione elettrica con le fasce di Van Allen.
Il fatto che i criceti beige si prendessero per mano durante la deambulazione veloce, fu contagioso e moltissimi animali furono spinti, per imitazione, a camminare o correre porgendo la mano al compagno. Inutile dire che per alcuni milioni di anni grazie a questo semplice gesto nella Pangea tornò a regnare una duratura pace universale e il periodo prese il nome di Per miano.
Ma la rivoluzione più importante avvenne quando i criceti beige iniziarono a verticalizzare la loro azione deambulatoria. Questo cambiamento radicale arrivò dunque solo tardivamente, dopo l’avvento delle gimnosperme e dopo l’estinzione dei dinosauri che, grazie a dei carri a tre assi di nuova concezione dominarono le olimpiadi del periodo Triassico.
Le sonore sconfitte a danno dei dinosauri Triassici fece giurare ai criceti beige che non avrebbero più partecipato alle olimpiadi; durante il periodo Giurassico, dunque, i simpatici roditori si diedero alla pastorizia e all’agricoltura e divennero abili nelle arti scultore raggiungendo la massima abilità nel periodo Cretaceo dove divennero insuperabili nella lavorazione dell’argilla (detta anche creta).
Conducevano una vita sempre più sedentaria e, a dir la verità, piuttosto pallosa (Paleocene) e, con l’andar del tempo, i periodi più importanti della giornata divennero abbondanti pranzi e/o cene. L’obesità caratterizzò questa parte dell’evoluzione di questi simpatici animali che non potendo più inseguire le prede iniziarono a tendere agguati, catturarle e legarle ad un palo (O ligo cene) prima di consumarle con calma.
L’obesità fu all’origine dell’ultimo grande stadio evolutivo dei criceti beige. Non riuscendo praticamente più a muoversi (ah, i tempi degli ori olimpici…) furono infatti costretti a cibarsi di insetti, da quelli più gustosi agli scarafaggi. La dieta assolutamente povera oltre a generare delle reazioni cutanee sotto forma di neoplasie benigne (neozoico), rese decisamente più snelli i nostri amici che iniziarono ad inseguire le loro prede sempre più a oriente; partendo dall’acrocoro Etiopico risalirono le Ellenidi e le Dinaridi per poi spostarsi verso Est attraverso gli Appalachi fino alla Mongolia per arrivare infine alla Cina di Gengis Kan. Nella terra dei mandarini trovarono tuttavia un’amara sorpresa: le loro prede naturali lì venivano chiamate scalafaggi perché effettivamente scalavano i faggi (da qui l’equivoco di noi occidentali riguardo la sistematica sostituzione delle “r” con le “l” da parte dei cinesi). L’evoluzione diede loro ancora le armi per nutrirsi arrampicandosi sugli alberi nel modo caratteristico “a catapulta” che tutti oggi conosciamo.
Le prove scientifiche a suffragio di questa teoria evoluzionistica sono numerose ma riporterò qui le più importanti: la prima è il movimento intermittente che il criceto beige fa con le sopracciglia quando supera un coetaneo risalendo un albero in regime di linea tratteggiata (una sorta di freccia); la seconda un frammento di DNA fittamente istoriato appartenente ad uno scalafaggio di nome Mar, ritrovato morto (dopo il lungo viaggio dalla Cina) in una grotta nel Mar Morto, analizzato in occasione del ritrovamento dei manoscritti di Qumran e contenente queste e altre curiosità che dobbiamo ancora tradurre.