6. Le varietà di plancton del Mar Rosso (mp3, preview di 60 sec.)
Animali anormali, Vol. 1
Lo sapevate che nel 2004 Irbarol attraversò la Tetide a nuoto? Lo sapevate che nel momento in cui l’asse terrestre era completamente spanato esistevano delle zone della Terra in cui era facile trovare degli atolli corallini esattamente come adesso? Lo sapevate che una barriera corallina dell’attuale zona costiera del Mar Rosso precisamente più o meno nei pressi dell’Africa, prende il nome da Irbarol semplicemente per il fatto che ne studiò il plancton attorno a quell’isola lì? Lo sapevate che tra le moltissime varietà di plancton del Mar Rosso ve n’è una a rischio estinzione a causa dei troppi esemplari? No, scusate, quest’ultima è una bugia.
Ad ogni modo il nostro indefesso Irbarol si prese pure la briga, dopo aver analizzato praticamente di tutto, di studiare il plancton del Mar Rosso e di descriverne le incredibili proprietà, in tutto e per tutto uguali a quelle delle altre zone oceaniche della Terra.
Siamo nei pressi delle isole El Qulaan in pieno Mar Rosso, a bagno in una delle molte pozze d’acqua formate dalla barriera nella laguna interna ricca di organismi non pelagici. Ecco che la telecamera riprende a fianco a noi l’etologo Irbarol nella sua tenuta da studioso in mare: maschera tecnica in fibra di carbonio e lenti antiappannamento al vanadio, boccaglio in gomma rubber E501 con sgancio termico antistrappo, orologio chronotech a pressione con conteggio a lancette ma pur sempre molto preciso e per finire il tecnicissimo costume, arricchito da nanotecnologia e perfetto per il mimetismo: un tanga leopardato. Avvistiamo finalmente uno dei primi esemplari di plancton marino: si tratta di una Pegogothuria natatrix una rappresentante degli echinodermi di questa zona del Mar Rosso. A tratti distratta e a tratti attenta a quello che le succede intorno, questa oloturia vive di sbalzi di attenzione ciclici così frequenti, circa 80mila al minuto, che una volta in risonanza porta al rischio di morte per asfissia. Nonostante ciò, però, il suo ciclo di vita perdura per 5 cicli al massimo. Ecco una vita tipo di questa oloturia: dall’alternanza distratta-attenta ne deriva un “chivalà – trallallero – chivalà – trallallero – chivalà – trallallero – chivalà – trallallero – chivalà – trallallero”. Morta. Una vita in 3,75 per dieci alla meno tre secondi. Pensate se vi dovesse capitare di notarla non dalla nascita ma, che ne so, solo all’inizio del terzo ciclo. Avrete pochissimo tempo per osservarne le caratteristiche. La Pegogoturia natatrix una volta fotografata, mostra una struttura tubercolata complicatissima, composta quasi esclusivamente da chitina e ipotrossido di polifosfati. Dal corpo principale si dipartono distalmente dieci esuli braccia disarticolate dello spessore di alcuni micron ma dalla lunghezza paurosa di mille metri, ovvero un chilometro. Sull’apice sono incastonati ramuli semplici alterni, simili a mani in miniatura, in tutto e per tutto uguali a quelle umane ma prive di ossa calcitiche. A cosa servono queste mani? Molto probabilmente ad aggrapparsi. Se siamo fortunati ne notiamo una intenta proprio a compiere questo gesto rarissimo. Ecco, forse dietro a quei coralli, eccone una! Morta. Ecco un altro esemplare… morto! Ecco… morto! Un altro… morto!
Il plancton è probabilmente uno dei più ricchi insiemi di organismi ecologici. Facenti parte del plancton ci sono numerosi crostacei piccolissimi, raggruppati tutti con generalità dal celebre termine “krill”, che dona anche il nome dei “crostacei alla krillia”. Uno dei più significativi è senza dubbio questo, un crostaceo anfipode, classe hexapoda, ordine pterigota, famiglia nonhoidea, genere maschio, specie seglipiaceilcalcio. Dal classico colore rosso gambero, questo minuscolo crostaceo è dotato nonostante le ridotte dimensioni di tutti gli organi dei suoi fratelli maggiori. Come tale riceve sbeffeggi del tipo “vai indietro come un gambero” ma molto minori in entità essendo proporzionati alle dimensioni. E così anche il “sei rosso come un gambero” rende il rosso meno saturo per le stesse motivazioni di cui sopra a tal punto che la specie, banalmente, è “stinta”.
Le tipiche tracce di reptazione di questo anfipode dimostrano che spesso è altrove lasciando perplessi chi, come noi, cerca di studiarlo. Come i trilobiti striscia, come i molluschi pelagici, ad esempio il pèctén, si sposta orizzontalmente con gesti di propulsione idrodinamica, come le razze si nasconde nella sabbia, come le sogliole va in giro storto con entrambi gli occhi da un lato che gli impediscono di girare dal lato opposto. Al contrario dell’echinoderma visto in precedenza, questo raro crostaceo vive a lungo: alcuni esemplari attualmente viventi hanno visto allontanarsi i continenti africano e americano, altri hanno partecipato, spingendo, al conficcamento dell’India nel continente asiatico e al relativo successivo penepianamento. Una parte di essi hanno assistito, spaparanzati al sole, alla formazione delle isole Hawaii mentre altri ancora hanno visto, prendendo molta paura, cadere nello Yucatàn l’asteroide 21799 Ciociaria, un asteroide della fascia principale caduto a causa del suo semiasse maggiore di 3,0735133 UA che determinò l’estinzione dei dinosauri alla fine del cretaceo, circa 65 milioni di anni fa. Come si stabilisce l’età di questi crostacei? Metodo Neon-Radon? Carbonio 14? Fascio di protoni? No, dalle rughe: infatti se sono visibili le zampe di gallina allora il crostaceo non è recente sennò è quantomeno del Messiniano.
Ma ecco che là sotto compare un comunissimo maschio di tegola di mare, un organismo monocellulare a forma di “U”. Una vera e propria tegola anche come dimensioni. Infatti l’unica cellula che lo forma è di circa 30×15 centimetri. È in atto, come vedete, il suo canto di aggregazione: “gruuaauuuhhhhlll”. Tutti gli esemplari maschi della specie presenti nel Mar Rosso, così attirati, accorrono per fornire il proprio apporto consistente in “presenza”. Irbarol sostiene infatti che questi tipi qui sono disposti a fare distanze notevoli e ore e ore di coda solo ed esclusivamente per poter dire “io c’ero”. Un comportamento tipico umano a tal punto da definirlo quasi un esempio classico di etologia comparativa. Il raduno, una volta raggiunti i dieci individui, cifra stabilita come “criticità della tegola di mare”, si trasforma in un vero e proprio vernissage, in cui ogni tegola espone le proprie opere a seconda dei casi.
La tegola di mare vive di stenti e spesso raccoglie consensi solo in maniera casuale.
Spesso nel Mar Rosso la temperatura sale molto, ciclicamente ogni 18,6 anni circa, a tal punto che nessun tipo di plancton riesce a sopravvivere. È solo grazie al paziente lavoro di Irbarol e alla sua notoria “Arca di Irbarol” che raccoglie esemplari di plancton di tutto il mondo, che si ripopola. È lo stesso Irbarol che decide di volta in volta quali sono le specie da reintrodurre causando talvolta, come nel 2012, un gran casino introducendo specie aggressive che provocarono danni ripetuti, evidenziati con continui mordicchi sulla pelle dei turisti durante i loro bagni nelle acque delle zone di villeggiatura.
Quindi, alla fine della fiera, Irbarol concluse che il plancton del Mar Rosso, come tutti gli altri plancton degli oceani, punge e mordicchia i poveri nuotatori che vi ci s’immergono provocando un solletico e una risata contagiosa. Tuffatevi anche voi alla ricerca di insoliti piaceri corredati da un tanga leopardato!
Nella prossima puntata parleremo di un mammifero prevalentemente notturno alquanto comune ma ricco di particolarità: il riccio comune dell’Alta Pianura Padana. Un argomento spinoso ma riccio di sorprese.
Curiosone il 13 aprile 2011 alle 17:11 ha detto:
Si possono avere sott’olio ?
paui il 13 aprile 2011 alle 20:43 ha detto:
Per ottenere una confezione di Tegole di mare sott’olio scrivere a:
Irbarol Gary, Phoenix Park, Dublin 8, Ireland.
Pagamento in contrassegno. Una confezione da 250gr costa 10 mila zenzeri.
talktomao il 29 aprile 2011 alle 16:26 ha detto:
ho mandato 20 mila talleri e non ho ricevuto nulla.
paui il 29 aprile 2011 alle 16:37 ha detto:
Verranno effettuati i dovuti controlli. Ci scusiamo comunque a nome dello sbadatissimo Irbarol che probabilmente ha interpretato i talleri come talleri sloveni, scaduti il 31 dicembre 2006 quando la Slovenia ha iniziato ad adottare l’euro come moneta ufficiale nazionale.
alessandro il 25 agosto 2014 alle 16:10 ha detto:
sei proprio tutto matto!